Sono Anna, nata nel pieno degli anni 60’ e come da aspettativa verso le secondogenite sono stata una bambina dinamica e vivace. I giardini Margherita della città di Piacenza hanno rappresentato il luogo del cuore della mia infanzia. Lì sono cresciuta. Ho potuto muovermi, giocare, esplorare e intessere relazioni preziose. Alle scuole medie ho deciso che sarei diventata un’insegnante di educazione fisica e con questo obiettivo, sempre chiaro nella mia mente, ho terminato gli studi presso l’Istituto Superiore di Educazione
Fisica della Lombardia. Questa formazione, legata al movimento e alla visione integrale della persona, ha tutt’ora un alto impatto sulla mia vita. Per quasi vent’anni ho lavorato in palestre e centri sportivi relazionandomi con ogni fascia d’età, dai bambini alla terza età. La mia esperienza con i più piccoli si è poi ampliata in altri contesti di cura, come ad esempio nel ruolo di educatrice nei centri estivi. Trovo molte assonanze tra l’insegnamento dell’educazione motoria e l’educazione dei bambini nell’età compresa tra i tre e i sei anni. Nell’ esperienza con loro ho potuto osservare come il movimento del corpo sostenga e
sviluppi il processo di crescita e di conoscenza del mondo. Dal 2005 al 2019 ho lavorato come insegnante di sezione, nella scuola dell’infanzia paritaria “Nostra Signora di Lourdes” di Piacenza, per poi passare con incarichi annuali nella scuola pubblica dove continuo a favorire esperienze che utilizzano il movimento. Il mio incontro con il metodo Montessori è avvenuto sette anni fa durante un corso di formazione alla scuola paritaria. Una formatrice dell’Opera nazionale mostrava oggetti di legno dall’aria un po’ desueta ma stranamente ed estremamente intriganti. Via via che la dimostrazione procedeva immaginavo i bambini impegnati a manipolare questi materiali, immersi in un’atmosfera giocosa e di grande concentrazione. Da subito ho iniziato a pensare a quanto fosse intenso, pregnante e significativo questo approccio. Astrazioni materializzate! Oggetti che, grazie alla volontà e al movimento del bambino, assumono il significato di scoperta del mondo. Mi sono sentita stregata: il pezzo di un puzzle che mi mancava! Dopo quell’incontro ho cercato altre occasioni per capire maggiormente il metodo. Ho visitato una scuola montessoriana, ho letto “La scoperta del bambino” e partecipato ad alcuni workshop (grazie Elisabetta Ferraroni!) che mi hanno convinta ad iscrivendomi al corso dell’Opera Nazionale per la fascia di età 3-6 anni. Questa esperienza non ha tradito le mie aspettative e percepisco quanto questo percorso stia ancora maturando dentro di me. La quotidianità della vita scolastica mi pone spesso a confronto con il pensiero montessoriano; come una lente sul mio modo di pensare e vedere i bambini, gli spazi, i materiali e l’approccio di cura. Abbracciare questo pensiero induce ad avere una grande fiducia nelle competenze del bambino e a continuare a predisporre strumenti per occasioni di crescita senza interferire nei processi che mette in atto. Ho potuto riscontrare lo stesso presupposto anche nell’approccio di “Scuole che costruiscono” e di “Reggio children” che ho approfondito e verso i quali continuo ad avere interesse. Attraverso la ricerca del pensiero montessoriano ho potuto scoprire un universo complesso dove le idee, i principi, le scoperte dei bambini sono intrecciate in un “movimento” continuo e armonico. Un insieme in cui il dialogo tra i materiali e tra i principi del metodo continua a promuovere esperienze sempre più significative. Molto più di un puzzle! Per questo motivo non ho perso l’occasione di unirmi, come socia fondatrice, nella costituzione di questa associazione. Un modo per poter essere insieme a persone che come me hanno voglia di creare le condizioni per cui questo tipo di pensiero possa fiorire anche nella nostra città.
Comments